Dopo le Primarie: Intervento di Fabrizio Dei

Sono state cosi’:

 

Fabrizio Dei  

Cari amici, adesso è tutto più chiaro. Il Partito Democratico non sarà il semplice risultato di una “fusione”, fredda o calda che sia, fra diverse culture e tradizioni politiche (chi insiste a dirlo, in realtà è un conservatore), ma sarà il partito della gente che guarda avanti, che crede in una politica utile e che chiede di partecipare, di “fare” politica senza rivendicare a se stessa di essere, a priori e perché di sinistra, dalla parte giusta. Il nostro sarà il partito della partecipazione democratica di tutti.

Il risultato delle primarie in Italia ci entusiasma, quello in Svizzera, a me, un po’ meno. I tre milioni e mezzo di votanti alle primarie, la partecipazione al referendum sul Welfare (e mettiamoci pure il corteo di AN, con tanti insulti e poca sostanza) ci parlano di un’Italia attenta e matura, in cui il progetto (eversivo) di sterilizzazione della politica, non solo di “questa” politica, attraverso l’antipolitica non funziona.

Questa richiesta di partecipazione rappresenta una risposta non solo al Beppe Grillo antipolitico (di cui, mi pare, i media adesso parlano di meno), ma anche alla politica in politichese, separata e fatta dai soliti dirigenti. Queste vicende ci aiutano a definire le caratteristiche di una politica democratica.   Emergono alcune verità elementari, utili anche per noi. La politica, i dirigenti e le organizzazioni politiche hanno bisogno dell’intelligenza della gente. Di inventiva, non di fedeltà. Di ascoltare, non di rassicurare. Di dire (con convinzione) “pensiamoci insieme”, non “ci penso io”. Finisce un’epoca. L’incessante flusso di ragionamenti di tutti, con tutti e su tutto, frutto della tecnica e dell’età della conoscenza e dell’accesso (al sapere, alla tecnologia, al conoscere per decidere), pone a tutti noi il problema dell’ingresso delle competenze nella cultura di governo. Ragionare e decidere insieme con conoscenza di causa, con “competenza”: questo significa oggi fare una politica democratica.  

Oggi il sapere serve per esercitare la democrazia, anche se l’accesso alle decisioni attraverso la conoscenza non è né facile né scontato. Esso implica un impegno individuale, sia pur in un contesto di scelte politiche che favoriscano la diffusione dell’istruzione e del sapere. L’accesso alla formazione e alla cultura per tutti non è più solo il punto di arrivo della democrazia, ma il punto di partenza per esercitarla.

Le libertà collettive richiedono l’esercizio di quelle individuali. L’esercizio della democrazia si fonda su progetti di vita e su percorsi formativi, di studio e di lavoro, che abbiano la “cultura di governo” fra i propri scopi.   Quando i progetti di vita individuali si scontrano con condizioni materiali che determinano l’ineguaglianza nelle condizioni di accesso, cioè con l’ingiustizia, compito dei democratici è tradurre tutto questo in iniziativa politica, in modo che tante storie di impegno individuale diventino un fatto politico e la condanna ad una condizione di inferiorità non divenga irreparabile. Per noi democratici, l’esclusione danneggia non soltanto l’escluso, ma anche la democrazia, perché priva essa di esperienze di vita, di partecipazione e di energia.

Una risposta a “Dopo le Primarie: Intervento di Fabrizio Dei

  1. Caro Fabrizio,

    provo a continuare il bellissimo ragionamento che fai su democrazia e conoscenza, e lo concentro sul ruolo e la funzione del partito.
    E’ vero, democrazia e conoscenza non si scindono piu’. Ma si sono mai scisse? Noi che veniamo dal partito delle Frattocchie, della esortazioni di Gramsci allo studio stampate sulle tessere delle FGCI, lo sappiamo bene: il partito e’ anche un luogo di educazione e di conoscenza, ossia (proprio per questo) di sviluppo di democrazia. Un partito che sia nuovo davvero, quindi, deve anche ripensare i termini di produzione e di fruizione della conoscenza. Con i linguaggi nuovi (tipo quello che stiamo usando), ma anche con una societa’ nuova, nella quale e’ difficile capire chi insegna e chi discerne in base alla loro posizione rispetto alla cattedra. Il Partito Democratico si deve porre il problema di “organizzare la conoscenza”, e la parafrasi dal motto togliattiano di “organizzare la democrazia” e’ voluta e cercata.

Lascia un commento